Volere è potere, dice il proverbio, ma alle donne si lascia credere che il loro potere sia invece quello di essere volute.
È un inganno: desiderare ti rende soggetto attivo e ti educa a scegliere, invece che a essere scelta.
Chi desidera comanda.
Dire sempre «desiderami» e mai «io desidero» è un cammino di de-formazione, perché chi può solo essere desiderabile sacrificherà la propria forma per prendere quella che pensa sarà piú desiderata, condannandosi a esistere solo come conseguenza dello sguardo di altri.
Stai zitta
“D'altra parte è possibile prevedere che un giorno o l'altro la coscienza della società si desti e rammenti agli uomini che il povero ha diritto all'assistenza psicologica né più né meno come ha diritto già ora all'intervento che gli salverà la vita;
e che le nevrosi minacciano la salute pubblica non meno della tubercolosi e, al pari di questa,
non possono essere lasciate all'impotente sollecitudine dei singoli.”
“Vie della psicoterapia psicoanalitica” 1918
“Ho conosciuto la vecchiaia da bambina.
Vivere in una famiglia con tante forme diverse di disperazione, violenza e dolore porta spesso i più piccoli a farsi i facchini.
Se crede di potersi caricare sulle spalle sulla schiena e il mistero della sofferenza altrui e di poterlo trasportare altrove, in un luogo separato e nascosto dove si dissolverà. Si diventa così molto vecchi. Il corpo resta bambino, ma i pensieri, le preoccupazioni, le visioni rapiscono la mente e un senso di grande pesantezza e inadeguatezza ci accompagna un po’ ovunque, e ci si sente molto soli e si contempla da lontano la leggerezza degli altri senza poter partecipare.
Nessuna parola esce dalle labbra dei bambini vecchi.
Sono testimoni ammutoliti. Lo spazio interiore è spesso così ingombro che non riescono nemmeno a studiare, ma non possono spiegarlo a nessuno, perché la loro opera, il loro irreale impegno, e segreto, in parte anche a loro stessi.
Seguono un programma interiore e pensano che non diventeranno mai adulti, che moriranno presto. “
I visitatori celesti
Dice che il dolore fortifica.
Ti fa le ossa, dice.
Diventi uomo. Dice.
In questi ultimi anni io ho avuto un sacco di lutti.
Pezzi di cuore che si sono persi per strada.
E ogni pezzo, è un pezzo di questa corazza.
Tipo un'armatura.
E tu pensi che è fico, che alla fine diventi invincibile.
Non ti dicevano che l'armatura è pesante.
Che ti rallenta.
Ti isola.
Ti paralizza.
Strato dopo strato, il dolore ti trasforma in una specie di monolite corazzato.
Dimentica il mio nome
Ho sempre pensato che la psicoterapia fosse un vettore di speranza.
La speranza non è ottimismo, non è felicità, non è sorrisi stucchevoli o casette di pan di zenzero, la parola "speranza" ha l'etimo che rimanda alla possibilità e al tendere verso una meta. A un percorso, un cammino. Non è qualcosa che giunge, è qualcosa che si coltiva, ogni giorno.
Il contrario di speranza non è pessimismo, ma cronicità, che è viaggiare senza meta, è l'incastro di un percorso che non è percorso, ma solo eterno ritorno dell'uguale. E' Chronos che divora i suoi figli.
"Usa al meglio quello che hai", mi hanno insegnato, e forse è l'insegnamento profondo che più segna ogni giorno il mio lavoro come terapeuta. Non restare su quello che non c'è, guarda quello che c'è per immaginare quello che ci potrà essere.
La possibilità, la speranza.
La terapia.
Essere una terapeuta è l’approssimazione più vicina che sono riuscita a trovare per gratificare il mio desiderio di vivere più di una vita nel tempo unico e breve della mia.
“Noi siamo un colloquio”: con queste parole, Eugenio Borgna, scomparso il 4 dicembre 2024, riassumeva la sua visione della psichiatria, centrata sull’ascolto e sulla relazione umana.
Fra i principali e più significativi esponenti della psichiatria fenomenologica e della psicologia esistenziale in Italia è stato autore di innumerevoli opere tra le quali “L’arcipelago delle emozioni” e “Noi siamo un colloquio”, esplorando con sensibilità e rigore temi cruciali come la malinconia, la solitudine, l’angoscia e la follia, offrendo un contributo inestimabile alla comprensione della psiche umana.
Il suo pensiero, intriso di riferimenti letterari e filosofici, ha influenzato generazioni di medici e psicoterapeuti, aprendo nuove prospettive di cura e di ascolto del paziente.
“La follia non è qualcosa che sia estraneo (radicalmente estraneo) alla vita: ma la follia è una possibilità umana che è in noi, in ciascuno di noi, con le sue ombre più, o meno, accese e dolorose: con le sue agostiniane inquietudini e con le sue incandescenze emozionali”
Volto senza fine
Atelier 2004